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mercoledì 2 febbraio 2011

NIENTE PIU' TELEFONATE MARKETING A CASA DAL 01-02-2011

Negli ultimi anni si sono moltiplicate le aziende che compiono campagne di telemarketing, per effetto di una maggiore concorrenza nei vari settori dell’economia, soprattutto nei servizi, in cui l’utente-consumatore è sempre più esigente ed avvertito. Ha avuto inizio così un vero e proprio calvario, a carico degli abbonati alla rete telefonica fissa, che spesso quotidianamente devono sorbirsi una o più chiamate per promozioni infinite, che lasciano il più delle volte il tempo che trovano. Adesso, il legislatore sta facendo entrare in vigore una nuova disciplina, che darà un colpo mortale agli imprenditori selvaggi del call center e che punta a tutelare il cittadino-abbonato. In sostanza, chi non vorrà essere disturbato, potrà iscriversi a una cosiddetta “lista delle opposizioni”, grazie a cui non potrà più essere disturbato da alcuna azienda e campagna telefonica. Potranno iscriversi tutti gli abbonati di rete fissa con il numero sull’elenco pubblico, nonché di rete mobile, ma che abbiano pubblicato il proprio numero sull’elenco. Chi non avesse pubblicato il proprio numero, non potrà iscriversi alla lista, se non altro perché non ce ne sarebbe bisogno, essendo le campagne di telemarketing rivolte agli abbonati con numero in elenco. Attenzione, però, a non rilasciare in forma scritta o verbale alcuna autorizzazione a essere chiamati, se non si vuole essere disturbati. Infine, la lista delle opposizioni resta riservata e trattata in modo tale da garantire il diritto di privacy dell’abbonato.
(Data: 01/02/2011

SALUTE ALIMENTAZIONE: L'ACQUA MINERALE

LE ACQUE MINERALI PIU' LEGGERE
I consumatori, specialmente anziani, chiedono frequentemente quali sono le acque minerali più “leggere”. Spesso sono consigliati dai medici, perché hanno problemi di arteriosclerosi o di calcoli renali e in ogni caso si pensa che l'acqua più è leggera e più fa bene. Da ciò si potrebbe dedurre che l'acqua migliore è quella distillata, cioè completamente priva di minerali, ma chi la bevesse regolarmente si troverebbe presto ammalato, perché è fortemente aggressiva e decalcifica le ossa.
Siccome le preferenze dei consumatori vanno alle acque leggere, molti produttori fanno i furbetti e in etichetta riportano il residuo fisso (la quantità di minerali contenuta in un litro d'acqua) espresso in grammi, anziché in milligrammi, confondendo i consumatori perché sembra più basso. La legge permette questa furberia, anche se poi divide le acque minerali in tre categorie e cioè “minimamente mineralizzata” (residuo fisso non superiore a 50 milligrammi), “oligominerale” (fino a 500 mg) e “ricca di sali minerali” (oltre i 1500 mg).
Queste indicazioni in etichetta sono facoltative, ma è chiaro che vedendo un'acqua con un residuo fisso di 0,850 grammi e una con 85 milligrammi il consumatore sarà portato a credere che la prima è più leggera, anche perché non fa caso all'unità di misura. In realtà è la seconda che è dieci volte più leggera.
Praticamente non c'è differenza fra un'acqua con residuo fisso di 50 milligrammi e una con un residuo fisso quattro o cinque volte maggiore, poiché la quantità di minerali disciolti è in ambedue i casi irrisoria.
Comunque, siccome molti continuano a chiedere quali sono le acque minerali più leggere, l'Unione Nazionale Consumatori ha stilato un elenco di quelle con un residuo fisso a 50 milligrammi, che in genere provengono da sorgenti di montagna.

Denominazioni Residuo fisso
(milligrammi/litro) Denominazioni Residuo fisso
(milligrammi/litro)
Lauretana 14,0 Sant'Anna di Vinadio 39,0
Plose 25,5 Valverde 40,1
Lurisia-Fonte S. Barbara 35,4 Fontedoro-Sorgente Nunzio III 43,0
Pian della Mussa 36,0 Surgiva 44,0
Bernina 36,1 Calizzano 47,0
St. Moritz 36,1 Stella Alpina 45,2
Vallechiara 36,5 Valmora-Sorgente Aburù 48,0
S. Bernardo-Sorgente Rocciaviva 38,0 Norda Daggio 49,0

SALUTE ALIMENTAZIONE: IL SELENIO

MIRACOLOSO SELENIO
Da qualche anno è di moda il selenio, che sta negli integratori alimentari e sono state messe in commercio perfino le patate al selenio, ottenute aggiungendo selenio ai fertilizzanti. E' considerato un toccasana per la salute e i consumatori sono stati messi ripetutamente in guardia contro i pericoli di una dieta alimentare povera di selenio.
Nonostante il nome preso dalla luna, questo minerale ha un colore terroso, ma sembra che sia portatore di un elenco interminabile di proprietà benefiche:

combatte l'invecchiamento;
neutralizza i famigerati "radicali liberi" che causano i tumori;
si lega a metalli tossici per l'organismo, come piombo, cadmio e mercurio, rendendoli innocui;
previene la cataratta, le alterazioni della pelle, la calvizie e la degradazione intellettuale;
agevola l'utilizzazione della vitamina E;
previene le cardiopatie e il morbo di Keshan;
contribuisce ad impedire l'insorgenza di astenie, anemie, turbe digestive, eccetera. Il selenio, tuttavia, ha il difetto di essere raro, nonostante sia compagno dello zolfo nella scala degli elementi; molti terreni ne sono carenti, per cui vi sono popolazioni che non lo assorbono in quantità sufficiente con la normale alimentazione. Però non si sa bene quanto ne occorre, c'è chi dice 50 e chi 100 microgrammi (milionesimi di grammo) al giorno.

La Società italiana di nutrizione umana (SINU) sostiene che "la valutazione del fabbisogno di selenio è problematica" e comunque raccomanda di non superare i 450 microgrammi al giorno. Infatti, la SINU riferisce che ci sono stati casi di intossicazione acuta da selenio in soggetti che ne consumavano diversi milligrammi sotto forma di tavolette.
Da parte sua, la CE ha raccomandato un livello minimo di 20 microgrammi al giorno, uno medio di 40 e uno ottimale di 55. Per darsi una regolata, gli alimenti più ricchi di selenio sono pesci, crostacei, mitili e frattaglie.
Comunque i vegetariani sono più soggetti a carenze di selenio, se non integrano la dieta almeno con pesci, perché i vegetali ne sono molto più poveri delle carni e degli altri alimenti d'origine animale che, oltre tutto, sembra ne permettano un'assimilazione migliore, assicurando la dose minima indicata.
Questi sono gli alimenti che contengono più selenio, secondo le tabelle dell'Istituto della nutrizione:

Alimenti Selenio (microgrammi/100 g)
Tonno fresco 112 Gamberi 30
Mormora 102 Triglia 30
Sardina 58 Agnello 19
Aragosta 54 Fagioli 16
Cozza 49 Girello bovino 16
Fegato bovino e suino 42 Mais 15,5
Sogliola 36 Bistecca maiale 14
Parmigiano reggiano 12

SALUTE ALIMENTAZIONE: LEGUMI IN SCATOLA

Notizie sui legumi in scatola
I legumi in scatola hanno un prezzo molto conveniente rispetto a quelli freschi, secchi o surgelati, ma non sono disciplinati ancora da alcuna norma e il consumatore ha pochissimi criteri di scelta, tranne la marca.
Data la crisi dei bilanci familiari e la massiccia presenza di immigrati che hanno poco da spendere, i consumi sono in ripresa.
Fino a 70 anni fa intere generazioni delle zone rurali italiane sono cresciute con un'alimentazione sostanzialmente costituita da cereali e legumi, che accoppiati possono sostituire la carne come apporto proteico; era usanza contadina fare una congrua provvista di legumi secchi per l'inverno, tra i quali c'erano specie presso che scomparse dall'attuale menù domestico, come le cicerchie e le fave secche.
Fagioli, piselli, lenticchie e ceci in scatola, a guardare bene, avrebbero tutte le caratteristiche di prodotti naturali, essendo soltanto cotti a messi in acqua e sale, ma mancano norme di qualità, quindi si possono valutare quasi soltanto alla vista e all'assaggio, cioè a scatola aperta.
Un'eccessiva torbidità del liquido di governo, per esempio, indica lo sfarinamento del legume per una materia prima inadatta o per una lavorazione non corretta.
Meno severo dovrebbe essere tale giudizio per i fagioli perché alcune sostanze solubili e amidacee tendono a passare nel liquido rendendolo denso e torbido. Altri indizi di un prodotto scadente sono difetti come molti grani germinati, pezzi di baccello (per i piselli), bucce, grani rotti o macchiati. Un calibro uniforme è indice di qualità, come pure la consistenza e, ovviamente, il sapore, molto variabile specialmente nelle lenticchie in scatola.
A tale proposito bisogna dare un'occhiata all'elenco degli ingredienti per vedere se c'è il glutammato monosodico, che è un additivo rinforzante del sapore e quindi indice di prodotto scadente.
Stesso discorso vale se nell'elenco sono indicati gli aromi.
A volte nei fagioli bianchi in vetro è usato un antiossidante, generalmente l'E300, che è l'acido ascorbico, cioè la vitamina C: serve ad evitare l'imbrunimento del colore, ma non ha alcun rapporto con la qualità. Nei piselli in scatola, invece, viene usato talvolta lo zucchero per addolcirne ulteriormente il sapore. Per i ceci ha molta importanza la consistenza, perché possono risultare duri alla masticazione, mentre i difetti sono generalmente minimi, in quanto i ceci sono resistenti alla cottura e bucce sparse e grani rotti sono molto pochi.
Infine bisogna guardare il lotto di produzione, che generalmente sta sul coperchio o sul fondo della scatola.
E' costituito da una lettera (spesso preceduta da L=lotto) e da un numero da 1 a 365, relativo al giorno dell'anno in cui il legume è stato iscatolato nello stabilimento. La lettera cambia ogni anno ed è decisa dal ministero delle Attività Produttive: per il 2005 è "D", mentre la "B" indica il 2004, la "P" il 2003 e la "T" il 2002.
Quindi il codice LD 150 (o D 150) su una scatola di piselli sta a indicare che sono stati iscatolati il 30 maggio 2005, quando è piena stagione di raccolta dei piselli e quasi sicuramente si tratta di prodotto colto e lavorato fresco e non congelato o secco. In questo caso avrà un sapore più pieno, sempre che sia di buona qualità.
A volte è lo stesso produttore che ci tiene a far sapere con uno "strillo" in etichetta che si tratta di prodotto "lavorato fresco".

SALUTE ALIMENTAZIONE: IL MIELE

IL REBUS DEL MIELE LIQUIDO O SOLIDO
Una delle frequenti domande dei consumatori sul miele è se è meglio quello liquido o quello solido e che differenza c'è.
In realtà il miele prodotto dalle api è sempre liquido e così viene estratto dai favi.
Poi, dopo qualche settimana o qualche mese, secondo i tipi, cristallizza, cioè diventa solido o semisolido per un processo naturale che dipende dalla sua composizione in fruttosio o glucosio, i due zuccheri preponderanti (circa l'80 per cento del miele).
E' il glucosio che cristallizza, per cui, se nella composizione prevale il fruttosio, il miele rimane allo stato liquido.
E' il caso dei mieli di acacia e di castagno: se fossero allo stato solido, sarebbero contraffatti, oppure non sarebbero di sola acacia o di solo castagno.
Tutti gli altri mieli più venduti, dopo un certo tempo dall'estrazione, si presentano, invece, allo stato solido o semisolido, se naturali, in quanto prevale il glucosio.
Se si presentano allo stato liquido dopo diverso tempo dalla produzione, significa che sono contraffatti o non sono solo del fiore dichiarato, a meno che non siano stati trattati termicamente.
Il trattamento termico o pastorizzazione, infatti, fa ritornare il miele da solido a liquido e ne permette una più lunga conservazione.
In genere, il trattamento viene fatto sui mieli d'importazione che hanno una certa età o un'alta presenza d'umidità e che si altererebbero presto.
Può accadere, però, di trovare in vendita a settembre un miele genuino estratto, per esempio, a giugno, e in questo caso potrebbe presentarsi naturalmente allo stato liquido perché non ha avuto il tempo di cristallizzare.

SALUTE ALIMENTAZIONE: IL CAFFE'

Quando il caffè è troppo amaro
Spesso il caffè del bar lascia in bocca un sapore troppo amaro, quasi a metà strada tra il carbone e il fenolo, con la lingua che rimane impastata a lungo di questo sapore, tanto che i fumatori si accendono subito una sigaretta per toglierlo.
E' colpa del torrefattore e il trucco è simile a quello del ristoratore che mette molto pepe nella bistecca per nasconderne l'età avanzata: avendo usato una miscela scadente, il torrefattore ha spinto a fondo la tostatura dei grani per mascherare l'eccessiva quantità di "robusta", la specie di caffè meno pregiata e tanto più scadente quanto più proviene da certi Paesi africani o indonesiani come il Camerun, la Malaysia o lo Zaire. Perché il barista usa una miscela scadente?
La risposta è semplice, quando stava per aprire il bar ha ricevuto la visita del torrefattore che gli ha offerto gratis tutte le attrezzature per fare l'espresso, comprese le spese di istallazione, chiedendo in cambio che il bar si vincolasse a comprare la sua miscela. Il barista ha accettato.
Va ricordato che i caffè in polvere sono generalmente costituiti da una miscela di due specie, l'arabica e il robusta, mentre una terza specie, il perla, ha un impiego marginale.
L'arabica è più pregiata, ha un sapore più dolce, ha meno caffeina e proviene in massima parte dal Brasile e dall'America centrale. Il robusta è meno pregiato, ha un sapore più amaro perché contiene più caffeina, che essendo un alcaloide è, appunto, una sostanza amara. Ciò non toglie che vi siano in commercio buoni robusta e arabica poco qualitativi; in questo caso la qualità del caffè si può giudicare soltanto dal sapore dell'espresso, anche se il consumatore è condizionato molto dall'uso prolungato della stessa miscela e può non trovare altrettanto gradevole una miscela di qualità obiettivamente superiore.
In sostanza, il caffè è come le sigarette, per cui ognuno si fuma le sue, ovvero quelle alle quali è abituato da tempo e che non cambia facilmente.
Gli italiani pensano di essere intenditori di caffè, ma purtroppo in Italia si importa molto robusta e ormai il gusto si è assuefatto. Soltanto da qualche anno sono apparse confezioni di caffè in polvere della specie arabica e per scoprirle bisogna leggere attentamente l'etichetta.
Al bar è un po' più facile capire "a vista" la qualità della miscela (a parte il sapore): l'espresso fatto con l'arabica presenta in superficie un velo cremoso che si mantiene per qualche minuto anche dopo aver girato lo zucchero con il cucchiaino; viceversa, se c'è molto robusta l'espresso presenta parecchia "schiuma" (non crema) che si sfalda quando si gira il cucchiaino.
Ma quando il caffè è in polvere, ovviamente, non è possibile alcuna distinzione, a meno che il produttore non dia qualche indicazione in etichetta.
Secondo analisi dell'Unione Nazionale Consumatori nelle miscele delle marche note la quantità di arabica varia dal 30 al 60 per cento, nelle altre marche scende al 10 per cento.
Non è obbligatorio dichiarare in etichetta la composizione della miscela, anzi sembra vietato, poiché in base ad un DPR del 1973 (n. 470) la miscela di caffè in polvere deve essere messa in vendita con la denominazione "miscela di caffè" seguita eventualmente da una denominazione di fantasia che non faccia comunque riferimento a una specie. Ciò perché nel 1973 non c'era ancora un metodo di analisi per verificare le percentuali di arabica e di robusta nel caffè in polvere, ma oggi il metodo c'è e sarebbe il caso di cambiare le norme.

SALUTE ALIMENTAZIONE: ATTENTI AL PESCE CRUDO

NON MANGIARE PESCE CRUDO MARINATO
E' rischioso mangiare filetti di pesce crudo marinati o conditi soltanto con olio, sale e limone.
L'allarme è della stessa Associazione nazionale delle aziende ittiche (Assoittica Italia) che ha riunito il proprio comitato scientifico dopo aver costatato una crescente presenza di larve di Anisakis in tantissime specie ittiche, anche di elevato valore.
Si tratta di un parassita che viene completamente neutralizzato da una normale cottura e anche dalla congelazione-surgelazione per almeno 24 ore del pesce crudo eviscerato, ma se ingerito vivo e vitale può provocare nell'uomo la formazione di granulomi e ulcere nello stomaco, per cui spesso si rendono necessari fastidiosi interventi medico-chirurgici.
Secondo recenti indagini questo parassita è presente ormai nell'80 per cento del pescato, ma non si possono controllare tutti i pesci, poiché si bloccherebbe il mercato, quindi i controlli sono a campione. Sta al consumatore non correre rischi evitando di mangiare pesce crudo marinato o soltanto affumicato, che viene proposto da diversi ristoranti, specialmente cinesi e indonesiani.
I pesci congelati e surgelati non comportano invece rischi e, come si è detto, anche quelli cotti.
Il problema comunque non è nuovo poiché era già sorto nel 1992 quando le larve di Anisakis furono ritrovate in alici e sardine e poi anche in merluzzi, triglie, sgombri, pesci sciabola, eccetera.
Il ministero della Sanità emanò un'ordinanza, che risulta ancora in vigore, con la quale vietò a ristoranti e mense collettive di servire pesce crudo marinato o affumicato a freddo, a meno che non si trattasse di pesce congelato o surgelato, raccomandando altresì ai consumatori di cuocere il pesce ad almeno 60 gradi per dieci minuti.

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SALUTE ALIMENTAZIONE: ATTENTI ALLE TEGLIE IN SILICONE

ATTENZIONE ALLE TEGLIE IN SILICONE
Se si decide di acquistare una teglia per dolci in elastomero di silicone, è opportuno indirizzare la scelta verso quei tipi che resistono alla temperatura di 260/280° C.
In Francia la Direzione generale della concorrenza, dei consumi e della repressione delle frodi (DGCCRF) ha, infatti, effettuato dei test su 81 teglie in commercio, dichiarandone 41 fuori norma.
Le irregolari sono quelle che, come dichiarato in etichetta, resistono a temperature massime di 240°.
La non conformità e la possibile nocività dipendono dal fatto che questi recipienti rilasciano materie organiche volatili in percentuale superiore ai limiti di legge mentre, secondo le norme, i materiali ed i contenitori per alimenti devono essere inerti e non devono rilasciare agli alimenti parti dei componenti con i quali sono prodotti.